Il lago Gerundo (o Gerondo) era un vasto lago lombardo a carattere principalmente paludoso che occupava un'antica e profonda depressione alluvionale a cavallo dell'alta e bassa Pianura Padana, in cui esondavano e acque dell'Adda,del Brembo, del Serio e dell'Oglio. Era situato nell'area oggi appartenente alla parte meridionale della provincia di Bergamo, alle parti settentrionai della provincia di Lodi e del Cremasco e alla parte orientale della provincia di Milano.
Etimologicamente, è probabile che il toponimo "Gerundo" derivi da
géra (ghiaia, cfr. Gera d'Adda), oppure gérola (sasso).
Provincia di Lodi nel medioevo da un affresco nei Musei Vaticani
La prima pergamena in cui si fa accenno all'esistenza di Cavacurta risale all'anno 997.
Sul punto più alto del paese, dove si trovano ora gli edifici parrocchiali,fu edificato nel medioevo un castello con un alto torrione,che segnalava,attraverso le vedette situate sulle torri dei vicini centri di Camairago e di Maleo,l'avvicinarsi di eventuali nemici delle terre golenali dell'Adda.
Alla fine del quattrocento sulle fondamenta del castello ormai raso al suolo,i frati dell'ordine dei Servi di Maria edificarono il loro monastero,tuttora visibile. L'edificio storico più rilevante e l'ex convento dei Serviti,che in passato era dotato di ben cinquanta celle.Il monastero fu ristrutturato nel 1736 e venne soppresso nel 1798
Chiesa Parrocchiale di S.Bartolomeo Ap.
Fotografia di Giuseppe Rocca
![]() |
CVACURTA anni 50
Interno de la Chiesa Parrocchiale di S.Bartolomeo Ap.
In CAVACURTA (Milano) – ne la quale rifuigono
Con la pietà profondamente sentita ed apertamente vissuta
Opere di arte classica
Sec. XI -
Foto anno 1950
Vetusta storica CAPPELLA DELL’ADDOLORATA
Nella Chiesa Parrocchiale di S.Bartolomeo In CAVACURTA (Milano)
Dove i sui servi col confratello BEATO GIOV.ANGELO PORRO
Colla fiamma della preghiera profusero pregievolezza d’arte
1400 - 1790
"impronta del piede diGesù"
portata a Cavacurta dai crociati nel 1488
Simulacro -Madonna di Caravaggio
26-12-1952
Annessa all’ex convento è la bella edicola del
Beato Porro,
innalzata dopo il 1468
La
chiesa di San Bartolomeo e l’ex-convento dei Servi di Maria
In
posizione eccentrica rispetto all’asse viario principale del paese, e dominante
la campagna
sottostante,
sorge il complesso monumentale del convento e chiesa dei Frati Serviti. Secondo
la
tradizione il complesso fu edificato su un precedente fortilizio di eta
medievale, del quale
pero
non rimane oggi alcuna traccia.
Si
accede al complesso mediante un ingresso monumentale dal motivo a serliana che
immette
nel
vasto piazzale del convento. Un lato di questo e recinto da una balconata
aperta sulla
campagna
sottostante, il lato opposto e occupato dalla facciata della chiesa e da un’ala
del
convento
(un’altra in posizione simmetrica e stata demolita). Sui due lati brevi la
piazza e chiusa
analogamente
da ex strutture conventuali. Nonostante le gravi manomissioni operate a partire
dall’Ottocento,
risulta ancora molto evidente l’assetto urbanistico del complesso, dove alla
chiesa
era riservata una posizone di assoluta rilevanza. La chiesa era dedicata in
origine a
S.Maria
delle Grazie, ma le fonti la ricordano comunemente nella forma corrotta di
“Santa
Maria
d’Arasia”. Divenne di una certa importanza quando, nel 1466, il vescovo di Lodi
Carlo
Pallavicino
permise ai cavacurtini di riunire i benefici delle chiese di Santa Maria
d’Arasia e
S.Sisto
in Pozzolto in modo da garantire una rendita sufficiente al mantenmento di un
sacerdote
in loco.
Nel
1468 il vescovo Pallavicino concesse la chiesa i Servi di Maria. Ma soltanto
dopo che i
cavacurtini
ne ebbero rimpinguato la rendita con lasciti di terreni i frati ne presero
reale
possesso.
Secondo il memorialista Lorenzo Monti la chiesa, che intanto aveva mutato nome
ed
era
stata intitolata a San Bartolomeo, rimase in piedi fino al 1603, anno a partire
dal quale venne
ricostruita
nelle forme in cui oggi si vede. Le numerosi modificazioni successive, non
hanno
eccessivamente
alterato l’aspetto tardo rinascimentale che i Servi le avevano conferito. Fu,
purtroppo,
in seguito alla soppressione del convento nel 1798, che molti dei suoi preziosi
arredi
andarono
dispersi e quelli che oggi rimangono sono solo in parte identificabili con le
descrizioni
ANALISI ARTISTICA della CHIESA
La
facciata e a due ordini, divisa da una cornice marcapiano con triglifi. La
parte bassa e ripartita
in
specchiature per mezzo di lesene appena rilevate sulla cortina muraria. Il
portale e preceduto
da un
arioso protiro voltato a crociera e impostato con archi a tutto sesto su due
eleganti
colonne
in granito.
La zona
superiore e conclusa da un timpano triangolare a tre cuspidi a obelisco; si
raccorda alla
parete
bassa mediante elementi triangolari chiusi da due cuspidi. Funge da sutura tra
le due
zone un
alto zoccolo interrotto al centro da una finestra con motivo a bifora
(purtroppo chiusa)
inquadrata
da una cornice di forme tardo rinascimentali sormontata da un timpano
curvilineo
con
riccioli e dentelli secondo il piu diffuso repertorio decorativo
dell’architettura manierista.
ANALISI ARTISTICA della CHIESA
La
facciata e a due ordini, divisa da una cornice marcapiano con triglifi. La
parte bassa e ripartita
in
specchiature per mezzo di lesene appena rilevate sulla cortina muraria. Il
portale e preceduto
da un
arioso protiro voltato a crociera e impostato con archi a tutto sesto su due
eleganti
colonne
in granito.
La zona
superiore e conclusa da un timpano triangolare a tre cuspidi a obelisco; si
raccorda alla
parete
bassa mediante elementi triangolari chiusi da due cuspidi. Funge da sutura tra
le due
zone un
alto zoccolo interrotto al centro da una finestra con motivo a bifora
(purtroppo chiusa)
inquadrata
da una cornice di forme tardo rinascimentali sormontata da un timpano
curvilineo
con
riccioli e dentelli secondo il piu diffuso repertorio decorativo
dell’architettura manierista.
L’interno
e a navata unica, voltato a botte con cappelle laterali, le ultime ai lati del
presbiterio si
spingono
piu in fuori, a simulare un transetto; il presbiterio e a pianta quadrata.
Nella prima
cappella a sinistra e sistemato il bel fonte battesimale in marmo bianco,
donato nel
1588
dalla Comunita di Cavacurta, sovrastato da una copertura lignea settecentesca.
La
cappella
aveva ai fianchi due balconate (ne resta una sola) dalle quali si poteva
assistere al rito
battesimale.
Segue
la cappella della Beata Vergine Maria, la piu ricca di tutta la chiesa per il
culto particolare
che da
sempre i Serviti le tributarono. La cappella e chiusa da una balaustra in marmi
policromi;
sopra
l’altare, che porta nel clipeo centrale l’emblema servita del cuore trafitto da
sette spade,
vi e la
nicchia con la statua lignea settecentesca della Madonna Addolorata.
Le
pareti presentano deglia affreschi coevi con finte architetture che inquadrano
le figure di
due santi:
ai lati della nicchia altre figure, forse un profeta e una sibilla. Sulla volta
Dio Padre
benedicente.
In un
pilastro d’ingresso alla terza cappella e murata una curiosa reliquia con la “forma della
pianta del piede del nostro Signor Iesù Cristo”, ivi portata da certo Chamis da Mortara, ducalis
squadrerio, nel 1448.
Le
pareti di questa cappella dovevano essere affrescate come la precedente, ma
furono
ridipinte
in epoca non lontana lasciando in vista almeno le figure principali di Santa
Caterina,Santa
Lucia, Santa Apollonia, Sant’Agata.
Un
importante affresco del primo Cinquecento, proveniente dalla distrutta chiesa
di S.Sisto in
Pozzolto
raffigura la Madonna delle Grazie fra San
Sebastiano, San Govanni Battista e un
donatore.
Nel
transetto sinistro e collocato il dipinto con la Madonna di Loreto,
commissionato da un
certo
Agostino Bignami nel 1609. Nel transetto destro si trova un importante dipinto
della
bottega
del Malosso, con i santi Biagio ed Antonio Abate, gia pala d’altare
dell’omonima
cappella.
Nella
seconda cappella a destra vi e un grande altare ligneo barocco in cui e stata
inserita
recentemente
una statua di San Giuseppe. Ai lati due tondi ad affresco settecenteschi , ma
molto
ridipinti, con San Bassiano e il Beato Giovan Angelo Porro.
Il
presbiterio, ancora dotato di balaustra, e occupato dal ricco altare marmoreo
con intarsi
colorati.
Di grande interesse e il coro in legno di noce, fatto costruire nel 1660 dal
rettore Enrico
Corti,
con schienali decorati da motivi classici che racchiudono busti a tutto tondo
dei piu
insigni
rappresentanti dell’ordine servita. Nel sedile centrale e raffigurato S.Filippo
Benizzi,
unico
tra i Servi ad essere innalzato al soglio pontificio
Le
volte della navata e del presbiterio sono state affrescate nel primo Novecento
dal pittore
lodigiano
Cesare Minestra con Storie di San Bartolomeo e varie figure allegoriche.
[da M.Marubbi, Monumenti e opere d’arte nel Basso
Lodigiano,1987]
IL CONVENTO
Il
convento di Cavacurta e stato fondato intorno alla meta del secolo XV dai frati
dell’ordine dei
“Servi
di Maria” (secondo il “Catastro”, precisamente nel 1485, il 7 luglio).
Verso
la fine del 1500 il convento di Cavacurta era un dei piu importanti della
Lombardia. Era
costruito
su due piani compreso il pian terreno e misurava nell’interno m₂ 808,720. Era
dotato
di un
numero considerevole di celle (oltre 50) per una consistente comunita di frati,
oltre alle
strutture
tipiche dell’architettura conventuale quali il refettorio, il capitolo, la
biblioteca. Vi pure
un
giardino con orto e vigneto, attraversato da un viale che portava alla Cappella
del Beato
Giovan
Angelo Porro. Il refettorio era in stile fratesco con banchi e sedili addossati
alle pareti
con
schienali di legno. La cucina aveva una dispensa e una piattaia. Per una
scaletta si giungeva
alla
parte superiore dove si trovava il corridoio sul quale davano le celle dei
frati, la foresteria, il
quartiere
indipendente del Parroco e i quartierini per il predicatore.
In
basoo vi erano numerose stalle e locali annessi per le cavalcature, un vasto
portico per le
carrozze,
carri, legnami, ecc. Al piano superiore la sala per le riunioni (il capitolo) e
un’altra sala
adiacente
erano arricchite di quadri e pitture tali da formare una piccola galleria.
IL
convento di Cavacurta ospito personaggi illustri, tra i quali: San Filippo
Benizzi, frate
Francesco
Bignami ed il Beato Giovannangelo Porro, cui e dedicata un’edicola a ricordo
dell’apparizione
della Vergine.
Il 25
giugno 1798 il convento fu soppresso dalla Repubblica Cisalpina, per ordine di
Napoleone
Bonaparte.
Dopo l’espulsione dei Servi di Maria, vi rimase come Parroco Vincenzo Maria
Bocconi,
alla cui morte si succedettero parroci del clero secolare.
Oggi
rimane soltanto un’ala del convento, piu volte rimaneggiata e adattata a piu
moderne
esigenze
abitative, sicche non e piu possibile intuirne le forme originarie. Soltanto
nel lunettone
in
ferro battuto sopra la porta d’ingresso che da sulla piazza e ancora visibile
l’insegna dei Servi
di
Maria.
L’EDICOLA DEL BEATO GIOVANNI ANGELO PORRO
Secondo
la tradizione, il Beato Giovan Angelo Porro, dimorante nel convento dei Servi
di Maria
di
Cavacurta, si recava spesso in preghiera sulle rive dell’Adda, che all’epoca
scorreva poco
discosta
dal convento. Qui gli era apparsa piu volte la Vergine e alcuni confratelli lo
videro
assorto
in preghiera ed elevato da terra in estasi mistica, presso un cespuglio di rose
fiorite
nonostante
la stagione invernale.
In quel
luogo, gia agli inizi del Cinquecento, poco dopo la morte del Beato Giovan
Angelo, era
sorta
una cappellina, probabilmente voluta dalla gente del luogo che doveva
professare per il
Beato
qualche forma di devozione particolare, viva ancora oggi. La cappella, rifatta
nel
Settecento,
sorge isolata nella campagna in vista dell’ex-convento. In essa vi e un
interessante
affresco
che raffigura l’Apparizione della Vergine al Beato
Giovan Angelo secondo l’iconografia
nota
della leggenda: nella parte alta la Vergine col Bambino appare su un trono di
nuvole, piu in
basso
il Beato Porro, circondato da un’aureola splendente, e in ginocchio, sollevato
da terra e
in
adorazione. Tra la neve un cespuglio di rose miracolosamente sbocciate. Fu
eseguito nel 1820
dal
pittore lodigiano Antonio Porro sulla traccia di una precedente composizione
gia allora in
gran
parte perdutasi.
CHIESA
DI SAN ROCCO
≪Un
oratorio dedicato a san Rocco esisteva probabilmente fin dal Quattrocento
presso il trivio
dove si
dipartivano le strade per Pavia, Milano, Cremona, anche se e documentato solo a
partire
dal secolo successivo. Presentava una struttura molto semplice, ad aula
quadrata con
copertura
lignea e altare addossato alla parete di fondo. A destra della facciata, e su
un piano
avanzato
rispetto ad essa, si innalzava il campanile, forse gia quello attuale,
cuspidato e con
quattro
pinnacoli, nel 1609 l’oratorio venne allungato e il presbiterio diviso
dall’aula mediante
una
balaustra, ma aveva ancora una copertura a capriate in legno. Divenuto sede
della
confraternita
del SS. Crocifisso, l’edificio subi altri rifacimenti tra il 1764 e il 1769
quando venne
realizzata
la copertura in mattoni e furono costruite l’abside e la Cappella del Rosario.
Nel 1798
la
Confraternita del Crocifisso fu soppressa e da allora la chiesa ando incontro
ad un lento , ma
incessante
degrado, fino ad essere trasformata recentemente in un laboratorio di
falegnameria.
Benche danneggiata, la chiesa si impone ancora oggi quale interessante
monumento
del centro cavacurtino, soprattutto se osservata nella parte absidale, che
esternamente
e la meglio conservata, e nel fianco nord che mantiene ancora le finestre
settecentesche
dal profilo mistilineo.
[…]
l’interno e ad una sola navata, coperto a botte, con spicchi a volte unghiate,
ed e diviso in
quattro
campate da pilastri che costituiscono ormai l’unico elemento decorativo
rimasto. Tra la
ricca
dotazione della chiesa dovevano essere di un certo interesse un’antica immagine
di San
Rocco, forse proveniente
dall’oratorio quattrocentesco, e un affresco con la Madonna col
Bambino tra i santi Fermo e Rocco ivi trasportato dalla distrutta chiesa di san Sisto in Pozzalto.
Frammenti
di questi affreschi si conservano ancora presso privati.≫
E’
ancora oggi adibita a falegnameria da quando, nel corso dei primi anni sessanta
del
novecento,
il comune la cedette a privati.
[da Mario Marubbi , Monumenti e opere d’arte nel Basso Lodigiano, 1987]
ORATORIO
DEI SS. CARLO E FRANCESCO
(frazione
Reghinera)
≪L’oratorio
sorse intorno alla prima meta del XVII secolo (1626 ca) per soddisfare i
bisogni
spirituali
di una comunita allora assai vasta.
Con lo
spopolamento di Reghinera anche la chiesa e stata abbandonata ed e ora chiusa.
Ha una
sola
navata, con copertura lignea in vista, divisa in due campate da un arcone
poggiante su
pilastri;
il presbiterio e a pianta quadrata con volta a crociera ed e separato dall’aula
mediante
una
balaustra in legno dipinto. Ai lati, sui pilastri, sono due affreschi
settecenteschi con la
Madonna col Bambino e la Vergine Addolorata, quest’ultimo
di buona fattura e
iconograficamente
rapportabile all’ambiente dei frati Serviti di Cavacurta.≫
[da
Mario Marubbi , Monumenti e opere d’arte nel Basso
Lodigiano, 1987]
PARROCI
CHIESA DI S.BARTOLOMEO AP. IN CAVACURTA
La
prima attestazione di un insediamento religioso a Cavacurta risale al secolo
XIII, quando la
chiesa
di San Bartolomeo fu tra le istituzioni ecclesiastiche lodigiane tassate dal
papato nella
“talia”
del 1261, dove figurava sottoposta alla giurisdizione della pieve di Camairago
(CDLaudense 1879-1885, II, 354). Nel secolo XV la chiesa di San Bartolomeo era officiata da clero
secolare
e manteneva il titolo di rettoria, ma dal 13 febbraio 1468 fu concessa ai Servi
di Maria
Vergine:
il provvedimento fu confermato dalla bolla del 9 luglio 1485 di Innocenzo VIII
che
sanciva
l’insediamento dei Serviti in San Bartolomeo, dove eressero un convento e
mutarono la
denominazione
della chiesa in Santa Maria delle Grazie (Agnelli
1917). Nel 1584 la chiesa di
Cavacurta
fu censita come parrocchia nel riordinamento della struttura territoriale
ecclesiastica
del
Lodigiano seguita al Concilio di Trento (Chiese
parrocchiali di Lodi 1584). Dal 1603 al 1630 fu
riedificata
la chiesa parrocchiale e conventuale di Cavacurta, che torno in tale periodo
alla
denominazione
originale di San Bartolomeo (Agnelli
1917).
Dopo la
soppressione del convento dei Servi di Maria il 25 giugno 1798 dalla Repubblica
Cisalpina,
ad opera di Napoleone Bonaparte, le cure della comunita ritornaro al clero
secolare.
Di
seguito si riporta la cronologia dei Parroci dal 1798 ad oggi:
1.
Vincenzo Maria Bocconi [fino al 4 febbraio 1804]
2.
Carlo Tobia Del Moro [14 febbraio 1804 – 6 agosto 1829]
3.
Giuseppe Vignati [6 dicembre 1829 – 26 giugno 1864] di S.Angelo Lodigiano
4.
Achille Belloni [1 aprile 1865 - 1868] di Codogno
5.
Pompeo Pedrazzini [18 giugno 1868 – 1 giugno 1898] di Borghetto Lodigiano
6.
Giuseppe Sfondrini [8 dicembre 1898 – 31 marzo 1927] di Zorlesco
7.
Francesco Pozzoni [26 dicembre 1927 – 22 febbraio 1955] di Orio Litta
8.
Luigi Corradi [maggio 1955 – maggio 1990] di Caselle Landi. Presente a
Cavacurta come
Vice
Parroco dal 21 giugno 1939
9.
Modesto Cremascoli [giugno 1990 – giugno 2009] di Borghetto Lodigiano. Ingresso
ufficiale
avvenuto l’8 settembre 1990
10.
Pierluigi Rossi [dal luglio 2009] di S.Martino in Strada. Ingresso ufficiale
avvenuto il 19
settembre 2009
I sacerdoti
.
Autore: Conte Trecchi -1700



























































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